lunedì 26 marzo 2012

Intervista esclusiva a Emilio Izzo sulla giornata in difesa della zona archeologica di Isernia 'La Pineta'

Emilio Izzo, molisano da sempre impegnato nella salvaguardia dell'arte, della cultura e del paesaggio della nostra Regione: tra le sue battaglie ricordiamo, per importanza, quella dell'area di San Vincenzo al Volturno, quella in difesa della collina dei Santi Cosma e Damiano all'epoca del Giubileo del 2000 quando era vescovo Andrea Gemma, e quelle in corso sull'eolico selvaggio tra Sepino e Pietrabbondante e la difesa dell'area archeologica de La Pineta di Isernia. Proprio in quest'ultima, il 24 Marzo è riuscito a riunire un gruppo eterogeneo di cittadini e membri delle istituzioni per cercare di trovare soluzioni e sbocchi a quella che è senza dubbio la zona archeologica preistorica più importante in Europa, unica al mondo. Abbiamo intervistato Emilio Izzo questa mattina e pubblichiamo in esclusiva le sue impressioni.

FMNLe sue prese di posizione in difesa della cultura e, nello specifico, dell'area archeologica de La Pineta di Isernia stanno dando i loro frutti. È soddisfatto di come l'opinione pubblica è tornata a occuparsi della questione museo?


Emilio IzzoIn generale le risposte dell’opinione pubblica sono abbastanza tiepide, almeno a livello pubblico, conosciuto. Diverso è l’atteggiamento di tantissime persone, che, per loro stessa ammissione, condividono le mie battaglie ma sostengono di non avere la forma caratteriale giusta per affrontarle con pari forza. E’ cambiato molto, invece, per la questione “Paleolitico”, dove, è evidente, la coscienza collettiva sta venendo fuori con più coraggio, maggiore volontà di affermare un principio di difesa della cosa pubblica. Questo aspetto di novità, per quanto importante e significativo, meglio si spiega per l’interessamento al problema dei media nazionali, dove la visibilità ha la sua importanza, la consapevolezza che quello che stai facendo viene  sottolineato  e quindi potrebbe avere uno sbocco maggiore, un successo, una riuscita. Personalmente preferirei un attaccamento quotidiano ai problemi connessi al vivere collettivo a difesa della cosa pubblica, senza aspettare forme di visibilità che comunque sono fondamentali nell'era della comunicazione. In sintesi direi che le tante persone vicine o nell'ombra, danno corpo e maggiore coraggio alle mie iniziative, sempre meno mie e sempre più di tutti così come dovrebbe essere. Approfitto di questo passaggio per rispondere anche ai tanti che mi chiedono con insistenza del perché non mi stia attivando in occasione delle prossime comunali. Se qualcuno è stato attento alla mia risposta o meglio ancora al mio lungo percorso, forse intuirà la mia posizione. Non disdegno affatto l’impegno in politica, anzi lo sento forte, parimenti alle mie battaglie. Ma l’impegno in queste ultime è quotidiano, non usa e getta, non una tantum, non per sport, non per immagine. Proprio in quest’ultima ottica sta la risposta. Il non voler partecipare ad una competizione dove i reali valori sono all'angolo e dove l’aspetto comunicativo e d’immagine la fanno da padrone. In poche parole, candidarmi in tali circostanze, pur con la evidente garanzia di essere eletto, lascerebbe l’amaro in bocca, consapevole che il momento di visibilità l’abbia fatta  da padrone. Non fa al mio caso. Preferisco il rispetto a lungo termine, per quello che faccio quotidianamente, non per un momento di fulgore mediatico.

FMN: Sicuramente, se non fosse stato per la sua battaglia, oggi il terreno che fu dell'Homo Aeserniensis vivrebbe ancor di più in uno stato di abbandono. Cosa si sente di dire a chi sta per concorrere alla carica di sindaco di Isernia circa l'importanza dell'area?

EI: Una parte della risposta sta in quanto detto in precedenza. Non devo insegnare niente a nessuno; non me lo sogno nemmeno. A me piace rispettare le idee di tutti, la mia compresa. Al paleolitico ho dedicato tanto ma tanto ancora ad altri temi, spero non si dimentichi anche la mia avversione all'Auditorium da me ribattezzato “Cementorium”, esempio di violenza paesaggistica di rara portata. Chi si candida a primo cittadino dovrebbe,  prima di elencare i temi che affronterà nel suo eventuale mandato, soffermarsi e far mente locale sul fatto che, quasi sempre, a quei temi non ha fatto  particolare attenzione nel proprio percorso quotidiano; ma questo aspetto più che i candidati dovrebbero valutarlo i cittadini. L’importanza del giacimento paleolitico di Isernia è così planetaria che solo la banale politica locale può dimenticarlo, ad esso, sono legate le uniche possibilità di sviluppo (anche se con impressionante ritardo) ed occupazione. Questo la sanno. Ma ciò aggrava solo la loro posizione.

FMN: La giornata del 24 Marzo è una sua vittoria personale. Riproporrà azioni simili?

EI: Non c’è stato mai niente di personale nelle cose che faccio se non il mio forte sentire, sentire di ideali, di giustizia (non giustizialismo), di cosa pubblica. Se il giorno 24 sarà ricordato è perché i tanti presenti e i tantissimi assenti giustificati la faranno ricordare come una mattinata sentita appunto, fatta propria da tanti, una giornata da riportare nelle singole coscienze come una di quelle dedicate ad un problema di tutti e non al pensiero rivolto al proprio orticello. Chi c’era questo lo sa ed è per questo che altre giornate ci saranno, ormai l’assaporare il gusto dell’essere utile, giusto, non si può dimenticare.

FMN: Cosa serve in concreto , a parte i fondi, per tutelare gli interessi dell'area?

EI: I fondi sono l’ultimo aspetto, anzi il più deleterio! Basta guardare in questi trent'anni cosa è accaduto in quell'area come in altre. Più i fondi arrivavano, più i tempi si allungavano. I “Cantieri mucca”, “Le fabbriche di San Pietro” sono l’esatto esempio di come corposi finanziamenti possono solleticare solo voraci interessi personali. Questo è accaduto e questo bisogna evitare. I controlli devono essere costanti e fatti con uomini con specchiate qualità morali e professionali. Questo serve e, dopo, tutto diventa più semplice. L’altro aspetto spesso sottaciuto per complicità o servilismo è quello legato ai dirigenti che approdano in Molise con l’unico scopo di prendere quanto più possibile per poi svanire  lasciando sempre o quasi valli di lacrime. La storia in Molise è piena di soprintendenti o direttori regionali mandati da noi per manifesta incapacità o, quando ci va bene, perché arroganti e incapaci di tessere rapporti utili con i soggetti istituzionali sul territorio. Nel loro sentirsi padroni di questi Beni piuttosto che tutori, fanno più danni di quanti ne possono causare trent'anni di mancati finanziamenti!

FMN: Cosa si sente di dire ai giovani molisani circa la tutela di un'area che ha visto l'interessamento del gotha scientifico internazionale?

EI: Questo è il problema più grosso. I giovani sono troppo assoggettati alla politica, quella becera, purtroppo. Sono sostanzialmente fragili e non abituati a combattere, a cercarsi e conquistarsi uno spazio con le proprie forze. Noi grandi abbiamo fatto di tutto per creare a queste ultime generazioni i più grossi danni, ci siamo voluti sostituire al loro sentire spontaneo con osceni atteggiamenti di protezione. “Ci penso io, non ti preoccupare che qualcuno lo conosco, a me qualcosa debbono, stai tranquillo che risolviamo tutto”. Quante volte sarà risuonato nelle orecchie dei nostri figli questo dire fuori da qualsiasi morale, insegnamento senza via d’uscita, destino segnato dal potente di turno al quale essere legato a vita ed al quale si è delegata ogni altra possibile libertà o dignità. Siamo colpevoli senza appello e questo oggi i nostri giovani cominciano a ributtarcelo in faccia. Ma noi siamo solo una parte di storia che, con i suoi corsi e ricorsi, altro non produce che altalene fatte di periodi critici e senza spessore ad altri intrisi di esaltanti momenti di rivendicazioni sociali. Sono certo che una nuova stagione di impegno è alle porte, il paleolitico insegna!


La ringraziamo per il tempo e per le sue battaglie in difesa dell'arte, della cultura e del territorio regionale. Perché le sue battaglie sono in difesa di un patrimonio comune, è bene non dimenticarlo.

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